Nome scientifico: C. cardunculus
Famiglia: Asteraceae
BREVE STORIA E NOTE BOTANICHE SULLA PIANTA
La domesticazione del carciofo (Cynara scolymus) dal suo progenitore selvatico (Cynara cardunculus) sembra essere avvenuta in Sicilia a partire dal I secolo circa.
La pianta chiamata Cynara era già conosciuta dai greci e dai romani. Le si attribuivano poteri afrodisiaci e prende il nome da una ragazza sedotta da Giove e quindi trasformata da questi in carciofo.
Il carciofo (Cynara cardunculus scolymus) ed il cardo domestico (Cynara cardunculus altilis) derivano entrambi da quello selvatico (Cynara cardunculus silvestris – impiegato in caseificazione nella preparazione del cagliofiore) in seguito ad un processo di selezione, che ha favorito lo sviluppo dell’infiorescenza nel primo e della nervatura mediana delle foglie nel secondo.
È una pianta della famiglia delle Asteraceae o Compositae (alla quale appartengono alcune delle piante utilizzate nelle preparazioni biodinamiche) coltivata in Italia e in altri Paesi per uso alimentare e, secondariamente, medicinale, grazie al contenuto di cinarina.
Il carciofo è una pianta erbacea perenne, con formazione di rizoma, dalle cui gemme si sviluppano i getti detti carducci. Il fusto (alto fino a 150 cm) e le ramificazioni portano in posizione terminale le infiorescenze.
I fiori azzurri ermafroditi tubolosi sono riuniti in una infiorescenza a capolino, che comprende una parte basale (il ricettacolo carnoso), sul quale sono inseriti i fiori ermafroditi. Inframmezzati ai fiori sono presenti sul talamo numerose setole bianche e traslucide (il “pappo”). Il complesso di fiori e setole, nei primi stadi di sviluppo, è volgarmente indicato con il nome di “peluria”. Sul ricettacolo si inseriscono le brattee o squame involucrali, le più interne tenere e carnose, le più esterne consistenti e fibrose. Il ricettacolo carnoso e le brattee interne costituiscono la porzione edule del carciofo, comunemente detto “cuore”.
Il suo ciclo naturale è autunno-primaverile: alle prime piogge autunnali le gemme del rizoma si risvegliano ed emettono nuovi getti. I primi capolini sono emessi verso la fine dell’inverno, a partire dal mese di febbraio. In tarda primavera la pianta va in riposo con il disseccamento di tutta la parte aerea.
Nelle zone più calde il carciofo viene sottoposto a forzatura con lo scopo di anticipare al periodo autunnale la produzione di capolini. La forzatura del carciofo produce risultati solo nelle cultivar rifiorenti ed è causa di stress biologico e riduzione della vita utile della carciofaia.
Il carciofo viene considerato una coltura da rinnovo poliennale a cui far seguire un cereale o altri ortaggi: la durata di una carciofaia può arrivare a 10 anni.
ESIGENZE CLIMATICHE
E’ una pianta tipica dei climi miti, caldi e asciutti, sensibile alle brinate, soprattutto durante il periodo di produzione, ed ai ristagni di acqua, che causano marciumi radicali e eccessivi sviluppo vegetativo a discapito della produzione.
Terreno: predilige terreni ricchi di sostanza organica ben decomposta e ben esposti. Si adatta facilmente, ma preferisce terreni vicini alla neutralità.
TEMPI DI SEMINA E TRAPIANTO
Prima dell’impianto è necessaria una lavorazione profonda (50 cm), a cui seguono lavorazioni più superficiali con frangizolle ed erpice di affinamento. La concimazione organica deve essere fatta in concomitanza della lavorazione profonda.
Il carciofo si moltiplica raramente per semina. Di solito si esegue nel periodo autunno-primaverile per “carducci”, provenienti dalla scarducciatura di altre carciofaie o per “ovuli” (porzione di rizoma provvista di gemme) in estate. In terreni umidi predisporre delle baulature. È consigliabile eseguire l’inzaffardatura del materiale di propagazione.
Il sesto d’impianto della carciofaia è variabile in relazione alla varietà scelta. La distanza media è di cm 90-100 tra le file e sulla fila cm 70 per le varietà meno vigorose e cm 120 per quelle a
grande sviluppo (7-10.000 piante/ha).
LAVORAZIONI
Eseguire lavorazioni superficiali annuali allo scopo di limitare lo sviluppo delle erbe spontanee.
FERTILIZZAZIONE
Buone esigenze di azoto, forsforo (conferisce maggiore robustezza e conservabilità) e potassio (aumenta la precocità). Gli apporti si effettuano principalmente in pre-impianto.
PRODOTTI
Oltre al consumo fresco, il carciofo viene utilizzato dall’industria conserviera per la produzione di “carciofi al naturale”, di “carciofini sott’olio” e di “carciofi surgelati”.
Per uso alimentare vengono utilizzati anche i teneri carducci, i quali quando vengono sottoposti alla pratica della imbiancatura vanno sotto il nome di “gobbi”.
Il sottoprodotto di foglie della carciofaia costituisce un ottimo alimento fresco per gli animali, mentre i residui della lavorazione industriale vengono essiccati per preparare una farina di carciofo ad impiego zootecnico.
CURE CULTURALI
Eseguire ogni anno la scarducciatura. A seconda delle condizioni, vengono lasciati due o tre carducci per pianta. La dicioccatura consiste invece nell’eliminare i residui delle piante a fine raccolta.
All’inizio dell’inverno apportare composto maturo e rincalzare leggermente o coprire con foglie e paglia.
IRRIGAZIONE
Patisce i ristagni di acqua, ma necessita comunque di buona disponibilità idrica, soprattutto nella coltura precoce estiva.
AVVERSITA’
Si tratta di una pianta rustica, ma è comunque soggetta ad alcune avversità.
L’atrofia del capolino, importante per le varietà tardive, causa la malformazione dei capolini. Si manifesta in particolari condizioni termiche, nutrizionali e idriche.
Il carciofo è inoltre sensibile alle brinate.
È soggetto ad attacchi di parassiti animali, in particolare dell’arvicola (topo campagnolo).
Alcune specie di lepidotteri danneggiano i capolini: la nottua del carciofo (Gortyna xanthenes), la depressaria (Depressaria erinaceella) e la vanessa del carciofo (Vanessa cardui).
Altri fitofagi spesso presenti sono gli afidi (Brachycaudus cardui, Aphis fabae, Myzus persicae ecc.) e la cassida (Cassida deflorata).
Tra le malattie crittogamiche la minaccia principale è rappresentata dai marciumi del colletto (Sclerotinia spp., Rhizoctonia spp.), presenti soprattutto nei terreni mal drenati.
PRODOTTI PER LA DIFESA
Per gli attacchi di parassiti animali è importante l’adozione di pratiche preventive, in particolare evitare fertilizzazioni troppo ricche di azoto, ed effettuare trattamenti con estratti ad azione repellente (ortica per gli afidi, dissuasori per le arvicole o con il metodo delle ceneri) o insetticida (saponi, silicato di sodio, quassio, piretro, Bacillus thuringiensis per i lepidotteri).
Per limitare gli attacchi di malattie crittogamiche, oltre alle scelte varietali e di ambienti vocati, effettuare la rotazione, asportare le piante infette e irrorare con decotto di equiseto.
Può trarre giovamento da colture consociate quali lattughe, cavoli, porri, ravanelli, piselli e fagioli.
PRODUZIONE E RACCOLTA
Raccolta scalare, con inizio in ottobre per la coltura precoce fino a giugno per quella più tardiva. A seconda delle condizioni colturale ed alle scelte varietali la lunghezza del ciclo produttivo può variare da un minimo di 20 giorni ad un massimo di 200 giorni. Il numero delle raccolte può quindi andare da un minimo di 3-4 ad un massimo di 15-20 a ciclo. Il numero dei capolini per pianta varia da 4 a 15.
La raccolta è effettuata a mano con taglio dei capolini con stelo lungo ed alcune foglie.
VALORI NUTRIZIONALI
Il carciofo è abbastanza ricco di ferro, di fibra, vitamine (presenza di B1, B3 e piccole quantità di vitamina C), sali minerali ed aminoacidi.
Molto importanti sono dei metaboliti secondari caratteristici (in particolare derivati dell’acido caffeico, tra cui la cinarina, che presenta effetti colagoghi, coleretici e ipocolesterolemizzanti) con benefiche proprietà antiossidanti ed epatoprotettive per l’organismo.
Le proprietà medicinali del carciofo ed il sapore amaricante degli estratti ne fanno una pianta di largo consumo nell’industria liquoristica e medicinale.
FAMIGLIA E VARIETA’
Si possono classificare in varietà autunnali, dette anche rifiorenti, e primaverili.
La produzione delle varietà autunnali si verifica a cavallo dell’inverno, con inizio ad ottobre-novembre, e, dopo una stasi invernale, continua in primavera fino a maggio. Queste varietà, in generale, sono caratterizzate da un capolino medio-piccolo, del peso di circa 150-200 g. Una parte consistente della seconda produzione, cioè quella che appare dopo l’inverno, viene destinata all’industria conserviera per la surgelazione e l’inscatolamento.
Le varietà primaverili sono coltivate nelle aree costiere dell’Italia centro-settentrionale e forniscono una produzione più o meno precoce che può durare da febbraio-marzo fino a maggio-giugno. Questi carciofi rappresentano una produzione molto pregiata con un capolino molto più grande dei rifiorenti.
Le principali varietà sono il “Romanesco”, “Lentinese”, “Carovigno di Puglia” e “Spinoso di Palermo” per il meridione e “Spinoso di Liguria o di Albenga”, “Violetto di Toscana”, “Violetto di Provenza” (adatto ai climi freschi che ,coltivato a Perinaldo fa parte dei Presidi Slow Food)
TRATTAMENTI BIODINAMICI
Oltre all’irrorazione dei preparati da spruzzo all’impianto e in produzione, l’apporto di sostanza organica opportunamente compostata tramite cumulo biodinamico consente di evitare squilibri nella crescita ed i conseguenti attacchi di parassiti.
È consigliabile eseguire l’inzaffardatura del materiale di propagazione con terra mescolata a cornoletame 500 o con pasta per tronchi biodinamica diluita.
USO DEL CALENDARIO BIODINAMICO
Per preservare la qualità e serbevolezza effettuare la raccolta al mattino nelle ore fresche possibilmente in giorni di fiori.