I versi aurei di Pitagora - Antoine Fabre d'Olivet
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I versi aurei di Pitagora - Antoine Fabre d'Olivet
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Descrizione
I versi aurei di Pitagora di Fabre d'Olivet compaino qui per la prima volta in italiano in versione integrale.
Si tratta di un erudito commento teosofico su un gruppo di versi attribuiti a Pitagora, in realtà opera di Liside o di scuola pitagorica.
Questi versi, nel corso dei secoli, hanno avuto numerosissime traduzioni: quella proposta da d'Olivet, in metrica «eumolpica» - come egli stesso la definisce -non è certo la più letterale, ma si assume manifestamente il compito di «restituire» e, in qualche misura, «svelare» le autentiche e profonde ragioni del testo.
D'altra parte, come sarebbe diventato chiaro nelle sue opere successive, la sua intenzione era di dar vita a un metodo «scientifico» di traduzione che si allontanasse dal paradigma europeo, fondendo teorie fonosimboliste con la capacità descrittiva propria delle lingue non indoeuropee.
Questo fu possibile individuando un numero, in realtà assai esiguo, di figure «primitive» - piccole particelle, segni espressivi e di contenuto insieme - che, presenti in ogni lingua nella medesima forma, danno la possibilità di cogliere i significati «spirituali» che sottendono un testo. Fu da questo testo che prese le mosse, paradossalmente proprio in una Francia che aveva conosciuto la Rivoluzione, il movimento di riscoperta della dottrina ascetica della Scuola di Pitagora, il cui fine era di guidare la Mente dell'uomo a percorrere l'itinerario che la conduce a Dio.
Antoine Fabre d'Olivet
Fabre d'Olivet fu scrittore (Ganges, 1768 - Parigi 1825). Il carattere eterogeneo dei suoi interessi intellettuali, che vanno dalla mistica alla filologia e dalla filosofia della storia alla poesia, si riflette nelle sue opere, tra cui: Les vers dorés de Pythagore... (1813); La langue hébraïque restituée... (1816); De l'état social de l'homme... (2 voll., 1822); i drammi Le quatorze Juillet (1790); Le sage de l'Indoustan (1796); infine Le Troubadour, poésies occitaniques du XIIIe siècle (2 voll., 1803), liriche presentate come traduzioni di antiche poesie occitaniche.